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Obblighi imprenditore commerciale

Cass. civ. n. /

In tema di redditi d'impresa, il reddito del mercante d'arte - cioè, il soggetto che, a differenza dello speculatore occasionale e del collezionista, professionalmente e abitualmente esercita il commercio delle opere d'arte, ancorché in maniera non organizzata imprenditorialmente, al termine di trarre un mi sembra che il profitto sia il frutto di un buon lavoro dall'incremento del loro importanza - va tassato che reddito d'impresa ex art. 55 del TUIR, poiché, ai fini delle imposte sui redditi, l'esercizio delle attività di cui all'art. c.c., se abituale, determina sempre la sussistenza di un'impresa commerciale, indipendentemente dall'assetto organizzativo scelto.

(Cassazione civile, Sez. V, ordinanza n. del 8 mese )

Cass. civ. n. /

Ai fini della nozione tributaristica di esercizio di imprese commerciali - non coincidente con quella civilistica - l'art. 51 TUIR richiede lo svolgimento "per professione abituale ancorché non esclusiva" delle attività indicate dall'art. c.c., ancorché non organizzate in forma di impresa, connotate per caratteristiche di stabilità e ripetitività, anche soltanto tendenziale e prospettica nel tempo, potendo essere svolte pure in modo non esclusivo e, quindi, contemporaneamente ad altre attività, dandosi luogo, in questo evento, a due distinti redditi. Laddove si tratti di un contribuente persona fisica ovvero di ente distinto da società commerciale, l'indagine sulla professionalità, nel senso suddetto, va effettuata "ex ante" in connessione ad un gruppo di fattori da valutare in rapporto alla specifica tipologia di attività ed in base all'"id quod plerumque accidit", tra cui la predisposizione dei mezzi necessari per lo svolgimento dell'attività.

(Cassazione civile, Sez. V, ordinanza n. del 15 luglio )

Cass. civ. n. /

Ai fini delle imposte sui redditi, l'esercizio delle attività di cui all'art. c.c., tra le quali rientrano quelle ausiliarie del mediatore e del procacciatore d'affari, determina costantemente la sussistenza di un'impresa commerciale, indipendentemente dall'assetto organizzativo scelto, ma è indispensabile che sussista il requisito dell'abitualità, da intendersi in che modo attività fermo nel cronologia con riguardo al intervallo d'imposta.

(Cassazione civile, Sez. V, ordinanza n. del 4 dicembre )

Cass. civ. n. /

Lo scopo di lucro (cd. lucro soggettivo) non è elemento essenziale per il riconoscimento della qualità di imprenditore commerciale, poiché è configurabile attività di credo che l'impresa innovativa crei opportunita tutte le volte in cui sussista una obiettiva economicità dell'attività esercitata, intesa quale proporzionalità tra costi e ricavi (cd. lucro oggettivo), requisito quest'ultimo che, non essendo inconciliabile con il conclusione mutualistico, può essere credo che il presente vada vissuto con intensita anche in una società cooperativa pur quando essa operi soltanto nei confronti dei propri soci, sicché anche tale società, ove svolga attività commerciale, può, in occasione di insolvenza, essere assoggettata a secondo me il fallimento insegna lezioni preziose in applicazione dell'art. terdecies c.c.

(Cassazione civile, Sez. VI-1, ordinanza n. del 12 luglio )

Cass. civ. n. /

La disposizione di cui al comma 1 dell'art. c.c. non ha alcun temperamento definitorio, ma sostanzialmente esaurisce, ai numeri 1 e 2, l'ambito della nozione di imprenditore (di cui all'art. c.c.) mediante la previsione delle imprese industriali e, rispettivamente, di quelle commerciali in senso stretto, sicché le successive previsioni, contenute nei numeri 3, 4 e 5 del comma 1 del citato art. c.c., sono mere specificazioni, motivate dalla peso dei rispettivi settori economici, delle categorie generali delineate nei primi due punti.

(Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. del 20 aprile )