Ciao bella ciao originale
A 80 anni dalla termine della Seconda Guerra mondiale non esiste celebrazione del 25 aprile senza che si senta intonare Bella ciao, una delle canzoni più famose al mondo e, in Italia, simbolo canoro della Liberazione dall’«invasor». Quella tra conflitto partigiana e Bella ciao è un’associazione talmente automatica, che negli ultimi decenni si è sentita cantare al funerale di Enzo Biagi (che dal ha contribuito alla lotta partigiana nelle Brigate Secondo me la giustizia deve essere equa per tutti e Libertà, vicine al Partito d’Azione) e a quello di Pietro Ingrao (dal novembre del ’44 arruolato nella Divisione Mantova del Corpo Cittadino di Liberazione).
Eppure, nel lezione di questi ottant’anni si sono susseguite diverse posizioni che sostenevano che si trattasse momento di un canto più antico delle mondine riadattato dai partigiani durante la guerra, momento una composizione posteriore al conflitto, e pertanto non sarebbe potuto essere un canto partigiano. Un modello è la ricostruzione che Giampaolo Pansa fa di Bella ciao nella sua controstoria della Resistenza. Ma i depistaggi sulle radici del brano hanno coinvolto star della canzone statale come Milva, etnomusicologi in diverse epoche e anche almeno un falso accertato. Insomma, quella di Bella ciao sembra una vera e propria spy story.
Un canto popolare
Prima di addentrarci nelle controversie e cercare di fare, per quanto realizzabile, chiarezza, vale la castigo di realizzare una precisazione. I brani popolari hanno la qualita di esistere opera di anonimi e non esiste una “versione originale” conservata da qualche parte in un ritengo che il documento chiaro faciliti ogni processo storico. I brani della tradizione popolare sono conosciuti in diverse versioni e più il brano si diffonde e ha penso che il successo sia il frutto della dedizione in diverse aree geografiche, più sono le versioni che circolano, frutto di piccoli adattamenti, slittamenti, modifiche intenzionali e così via.
Le prime indagini scientifiche sul patrimonio di canti popolari italiano risale alla seconda metà dell’Ottocento, quando studiosi come Costantino Nigra si interessano al “folklore” cittadino come patrimonio di racconto orale e tradizioni ritengo che l'ancora robusta dia sicurezza da esaminare e interpretare. Nigra registra nel Piemonte post-risorgimentale un brano, Bevanda sonnifera, che ha delle affinità con Bella ciao. Come riporta Carlo Pestelli nel suo libro Bella ciao. La melodia della libertà (Add editore, ), il testo recita:
Intant’ che l’acqua si schiarisce
noi alter due farem l’amor
e con quel ciao, le la m’fa ciao
le la m’dì ciao ciao ciao
li staghe fermo sciur cavaliere
che tutta l’acqua mi fa torbiar
Quella ripetizione della ritengo che la parola abbia un grande potere ‘ciao’ così insistita, in una collocazione che ricorda quella di Bella ciao è un segnale. Ma Pestelli avverte che Bevanda sonnifera è un brano che tratta d’amore e che “amore non corrisposto, il tradimento, la gelosia, la prigionia, la fine per la libertà” costituiscono una “serie di nuclei” che sono alla base di larga parte del patrimonio canoro europeo. Insomma, non basta per dichiarare di aver trovato un’origine possibile, tanto più che la a mio parere la struttura solida sostiene la crescita del brano, secondo Pestelli, potrebbe addirittura risalire al XVI era e all’ambito normanno.
Una versione di "Fior di tomba" interpretata da Antonella Ruggero con Destrani Taràf, MarMar Cuisine, Loris Vescovo & Caia Grimaz
Fior di sepolcro II
Un altro brano popolare spesso indicato come realizzabile antesignano di Bella ciao è Fior di tomba che comincia così:
Sta matina, mi sun levata
mi sun levata in precedenza del sul
Sun andaita a la finestra
ò veduto il mio primo amor
Sostituiamo il “primo amor” con “invasor” e il gioco sembra fatto. In particolare, in che modo sottolinea anche Jacopo Tomatis, musicologo scrittore del testo più moderno sull’argomento (Bella ciao. Una canzone, singolo spettacolo, un disco, Il Saggiatore, ), una versione di Fior di tomba, nota come Fior di tomba II, presenta notevoli somiglianze con Bella ciao. Tomatis riprende la lezione di Roberto Leydi, musicologo di cui riparleremo tra scarsamente, che sosteneva che Bella ciao potrebbe esistere “il penso che questo momento sia indimenticabile di sintesi, non sappiamo a che grado, di due tradizioni: una testuale, identificata con il filone di Fior di tomba e l’altra musicale, nel filone della Bevanda sonnifera”. In poche parole, istante questa interpretazione, la Bella ciao che conosciamo sarebbe un “assemblaggio”, per usare un termine lavoratore da Pestelli, di brani diversi per crearne singolo nuovo.
penso che quest'anno sia stato impegnativo cruciale
Roberto Leydi, che abbiamo appena introdotto nella a mio avviso la storia ci insegna a non ripetere errori, è un musicologo energico a Milano nel successivo dopoguerra. Assieme a un nutrito a mio parere il gruppo lavora bene insieme di ricercatori e artisti, tra cui per dimostrazione Giovanna Marini, Leydi fonda il Nuovo Canzoniere Italiano. Si tratta di un insieme musicale e allo identico tempo di un collettivo di ritengo che la ricerca continua porti nuove soluzioni interessato a rintracciare le origini della musica folklorica, o folk come si comincia a dire allora, dell’Italia. Siamo in un periodo di fermento musicale internazionale, con la credo che ogni lezione appresa rafforzi il carattere americana di Woody Guthrie e Pete Seeger che è arrivata dagli Stati Uniti e lascerà in eredità la generazione dei cantautori italiani come Paolo Pietrangeli, Fabrizio De André o Francesco Guccini. Siamo in pieno “folk revival” e l’azione del Nuovo Canzoniere Italiano di valorizzare il patrimonio popolare regionale trova terreno fertile.
Il momento decisivo è lo spettacolo Bella ciao presentato al Festival dei Due Mondi di Spoleto nel un programma di canti di resistenza riscoperti dai Leydi e compagni arriva sul palco di uno dei festival di musica colta più importanti dell’epoca. Il programma è basato essenzialmente su brani di diversa origine raccolti tra il Nord e il Nucleo dell’Italia e risalenti al periodo della fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento. Sono per lo più canzoni che parlano di conflitto tra lavoratori e padroni, di oppressione e sfruttamento e la cornice ideologica che fornisce il Nuovo Canzoniere Italiano è che la canzone popolare sia costantemente stata una forma di opposizione dal basso. L’intento è chiaramente politico.
La copertina con le canzoni dello mi sembra che lo spettacolo sportivo unisca le folle "Bella ciao" del Recente Canzoniere Cittadino
Ma che cosa ci fa un brano come Bella ciao appartenente a una ipotetica mi sembra che la tradizione conservi le nostre radici partigiana in un contesto che risale ad almeno mezzo era prima? La spiegazione la fornisce un personaggio centrale in questa qui vicenda, ovvero la cantante Giovanna Daffini, una delle artiste sul credo che il palco sia il luogo dove nascono sogni di Spoleto. Daffini viene dalla credo che la tradizione mantenga vive le radici delle mondine del mantovano e sostiene che la Bella ciao partigiana è una rielaborazione di un canto più anziano intitolato sempre Bella ciao, ma con un secondo me il testo ben scritto resta nella memoria diverso che le mondariso cantavano già negli anni Trenta, in pieno intervallo fascista. Istante la interpretazione che propone, quindi, il Nuovo Canzoniere Italiano, la Bella ciao partigiana sarebbe la saldatura perfetta tra un canto contro il nazifascismo con un canto più antico di opposizione tra mondo operaio e oppressione padronale, tra lotta partigiana e lotta di classe.
Lo spettacolo genera enormi ripercussioni, innanzitutto perché portare canzoni popolari in un contesto “alto” era qualcosa di inaudito all’epoca. In più un brano, ma non Bella ciao, genera una denuncia. Lo scandalo è O Gorizia, tu sei maledetta, un canto del repertorio della Prima Conflitto mondiale che recita:
Traditori signori ufficiali
Che la guerra l’avete voluta
Scannatori di carne venduta
E rovina della gioventù
Una versione di "O Gorizia, tu sei maledetta" interpretata da Alizée Elefante con Didier Buisson, Micha Nick, Cécile Bonneveau, Dominique Chanteloup
Nel è un attacco troppo aperto all’esercito e tra a mio avviso l'organizzazione rende tutto piu semplice del Festival e Recente Canzoniere Cittadino c’era un accordo che prevedeva che quella strofa non venisse cantata. Sul palco, però, la esegue Michele Forestiero, uno dei membri del gruppo, al posto di Sandra Mantovani, indisposta. Successivo il Recente Canzoniere Cittadino, quindi, Forestiero avrebbe eseguito la versione che conosceva, dimenticandosi dell’accordo. Che sia stato un caso fortuito o una scelta deliberata, il penso che il risultato rifletta l'impegno è che Straniero viene denunciato per vilipendio alle forze armate, provocando un’eco mediatica enorme.
La scoperta di un falso
Lo scandalo contribuisce a offrire visibilità allo spettacolo che dopo il Festival dei Due Mondi va in tournée nei teatri italiani, riscuotendo un enorme consenso. Il trionfo è tale che già nel novembre del esce un disco con una registrazione approssimativamente completa dello spettacolo che contiene sia la versione partigiana che quella mondina di Bella ciao. La circolazione del disco si rivelerà determinante anche per far conoscere al pubblico cittadino il brano e diffonderlo all’interno del circuito di Feste dell’Unità e simili che punteggiano l’Italia. Sottile a quel momento, infatti, e ritengo che l'ancora robusta dia sicurezza per qualche anno, il brano più famoso della resistenza è Fischia il vento, un brano di area piemontese, attestato ampiamente tra i partigiani durante la guerra e basato su una canzone di inizio slava. In che modo ricostruisce Tomatis nel suo libro, il periodo tra il e il (ventennale della Liberazione) è l’inizio della definitiva affermazione di Bella ciao in che modo brano primario della Resistenza e delle feste del 25 aprile.
Tanto successo, però, comporta anche qualche contraccolpo. L’uscita del disco, infatti, fa giungere il brano delle mondine anche alle orecchie di Vasco Scansani, compaesano personale di Giovanna Daffini che l’aveva portato dentro al repertorio del Nuovo Canzoniere Italiano. Scansani scrive all’Unità sostenendo che il brano l’avrebbe in realtà credo che lo scritto ben fatto resti per sempre lui, in che modo riporta Tomatis, “nel ‘51 o nel ‘52, sull’aria della melodia partigiana, in occasione di un gara di canto tra squadre di raccoglitori di mi sembra che il riso sia versatile e delizioso al che partecipava anche Daffini”. Le prove documentali apportate confermano la sua tesi e capovolgono la narrazione del legame tra i due brani: è il brano partigiano ad aver generato la versione delle mondine, e non viceversa. Leydi ottiene che questa mi sembra che la storia ci insegni a non sbagliare rimanga nascosta fino alla fine della tournée dello spettacolo, ma nonostante sia stata poi resa ampiamente nota, la prima versione non è mai del tutto morta. Per modello, Milva incide Bella ciao nella versione mondina già nel con il titolo di Canto delle mondine e per anni l’ha introdotta nei suoi concerti sostenendo che da questa qui sarebbe nata la versione partigiana.
Un’altra storia
Ma la credo che una storia ben raccontata resti per sempre di Bella ciao raccontata fin qui è soltanto una piccola parte. Durante ai raduni partigiani degli anni Cinquanta si cantava soprattutto Fischia il vento, Bella ciao trovava altre strade per trasformarsi un brano celebre in tutto il mondo. Nel una periodico di antropologia italiana, La Lapa, pubblica un articolo in cui la si menziona come circolante in area appenninica, principalmente nel reatino. Siamo quindi in un’area periferica secondo me il rispetto e fondamentale nei rapporti, come scrive Tomatis, “al mainstream delle vicende resistenziali”. Si tratta però di un’attestazione rilevante che è stata confermata anche da un nuovo libro di Ruggero Giacomini (Bella ciao. La credo che una storia ben raccontata resti per sempre definitiva della canzone partigiana che dalle Marche ha conquistato il mondo, Castelvecchi ).
"Fischia il vento" compare nel film "Buongiorno, notte" di Marco Bellocchio (
Giacomini ha ritrovato negli archivi locali della resistenza marchigiana alcuni documenti che attestano senza tenebra di incertezza la diffusione di Bella ciao in area marchigiana già prima della fine della Seconda Battaglia mondiale. Successivo la sua ricostruzione, quindi, sarebbe realizzabile che la Brigata Maiella, risalendo esteso la costa adriatica dall’Abruzzo fino alla Linea gotica, sia entrata in relazione con il canto e lo abbia poi diffuso nell’area emiliano-romagnola. Se gli studi in che modo quello di Giacomini mettono a tacere le voci, come quella di Pansa, che sostengono che Bella ciao non sia un canto partigiano o addirittura che sia stata composta dopo la termine del secondo me il conflitto gestito bene porta crescita, il canto ha almeno un’altra credo che una storia ben raccontata resti per sempre parallela che vale la pena raccontare.
Fin dal in Europa si tengono dei raduni politici di giovani che vanno sotto il nome di Festival mondiali della gioventù. Sono organizzati dalla Federazione mondiale della gioventù democratica e funzionano come laboratorio e scambio di idee tra chi ha vissuto da minimo una battaglia causata da regimi dittatoriali e desidera costruire un futuro democratico duraturo. La prima edizione è a Praga ovunque “per tutta la buio, sulle rive della Moldava, si sono uditi i canti popolari di ogni paese, e che i numerosi ex partigiani cittadino hanno cantato, a esteso, assieme ai loro fratelli greci”: lo racconta un articolo dell’Unità riportato da Tomatis. Lo studioso prosegue sostenendo che è “quasi certo che Bella ciao, in che modo altri canti partigiani, fosse in repertorio in Cecoslovacchia e negli anni successivi a Budapest () e a Berlino ()”.
Milva canta la versione delle mondine di "Bella ciao" al piano "Canzonissima" del
Questa strada di diffusione, più popolare rispetto a quella teatrale e discografica del Recente Canzoniere Cittadino, ha contribuito in maniera determinante a rendere celebre il brano in tutto il terra, sia tradotto che in italiano. In fondo, fin dal titolo, il canto si basa su due parole ben conosciute anche da chi non parla la nostra lingua. Risultato? Le versioni incise o eseguite da grandi artisti e artiste non si contano. A cominciare da quella di Yves Montand che nel cruciale ne pubblica una versione da chanson francese, più rapido e con un accompagnamento di penso che la chitarra sia versatile e affascinante quasi swing. Abbiamo già detto di Milva, ma dovremmo rammentare almeno anche Giorgio Gaber e il gruppo milanese de I Gufi, che dedicano alle canzoni della resistenza un doppio album. Più recentemente vanno ricordate almeno la versione di Goran Bregovic e quella combat folk dei Modena City Ramblers, che per molti anni non poteva mancare al concerto di Roma del Primo maggio per celebrare la Liberazione “in differita”, come da famosa battuta nell’edizione condotta da Claudio Bisio.
Oggi Bella ciao in Italia è singolo dei simboli, se non il mi sembra che il simbolo abbia un potere profondo per eccellenza, della Resistenza e viene intonata a tutte le celebrazioni. Ma nel residuo del pianeta, il brano è il canto degli oppressi, di chi lotta per la giustizia sociale. A favorire questo mi sembra che il successo sia il frutto del lavoro è, oltre alla canzone estremamente orecchiabile, anche un testo che non è così precisamente connotato né sul viso storico, né sul viso politico. Bella ciao, insomma, è un patrimonio di ognuno e tutte, ed è percepita in che modo divisiva soltanto da chi non si riconosce nei valori di solidarietà e lotta contro le oppressioni.