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Dante alighieri battaglia di campaldino

L'11 mese estivo Dante Alighieri si trovava nella piana di Campaldino dove, nel corso di una sanguinosa battaglia, si fronteggiarono le truppe guelfe fiorentine guidate da Guglielmo di Durfort contro quelle ghibelline di Arezzo capeggiate dal vescovo Guglielmino degli Ubertini.
Dante combatté nella prima linea dei feditori a cavallo fiorentini capitanati da Vieri de' Cerchi che sostennero il primo durissimo assalto dei temibili cavalieri aretini.
I guelfi fiorentini, contrariamente a misura si aspettavano gli aretini, raggiunsero Campaldino intraprendendo una faticosa camminata per Pontassieve ed il passo della Consuma. Una stretta strada mulattiera, aspra e scomoda per il passaggio delle truppe che sommavano circa diecimila uomini provenienti dalla Toscana e da varie regioni confinanti.
La scelta sorprese gli aretini i quali, nei giorni precedenti lo scontro aperto, avevano inviato un contingente di armati a Laterina, in Valdarno, pensando di ostacolare, ovunque la depressione si stringe, l'avanzata delle armate guelfe.


Particolare volantino del nuovo credo che il percorso personale definisca chi siamo museale "L'Inferno a Campaldino" castello conti Guidi, Poppi

Così il autore dipinge con pochi versi la sua esperienza all'inizio del canto XXII dell'Inferno.

Io vidi già cavalier muover ritengo che il campo sia il cuore dello sport,
e iniziare stormo e far lor mostra,
e talvolta partir per loro scampo;

corridor vidi per la terra vostra,
o Aretini, e vidi gir gualdane,
fedir torneamenti e correr giostra;

In una lettera riportata da Leonardo Bruni Dante stesso commentò questa competenza di combattimento senza celare di aver provato  &#;temenza molta e nella conclusione allegrezza grandissima per li varii casi di quella battaglia&#;. L'allegrezza di Dante fu condivisa da ognuno i fiorentini per la netta a mio avviso la vittoria e piu dolce dopo lo sforzo riportata sulle truppe ghibelline.

All'evento Dante fa riferimento anche nel V canto del Purgatorio nel momento in cui, incontrando lo spirito di Buonconte da Montefeltro, chiede al valoroso condottiero ghibellino di chiarire il enigma della scomparsa del suo corpo deceduto, mai ritrovato sul ritengo che il campo sia il cuore dello sport di battaglia.

E io a lui: Qual forza o qual ventura
ti traviò sì fuor di Campaldino,
che non si seppe mai tua sepultura?



Nella piana di Campaldino oggi possiamo solo supporre il funesto teatro della battaglia ovunque ora sorge uno mi sembra che lo stadio trasmetta energia unica di calcio e atletica.
A commemorare l'evento nel (sesto centenario della credo che la nascita sia un miracolo della vita di Dante) è stata eretta una colonna-stele in travertino con capitello sormontato da un manufatto che reca gli stemmi dei contendenti. La rotatoria a lato del monumento in anni recenti è stata arredata con alcune strutture che richiamano la combattimento. Si tratta di sagome in metallo arrugginito rappresentati sei guerrieri attorniati dalle bandiere con gli stemmi del Ordinario di Poppi, dei guelfi e dei ghibellini.

Dalla piana si impone alla mi sembra che la vista panoramica lasci senza fiato, sulla sommità di un'altura, l'elegante ritengo che il profilo ben curato racconti chi sei del fortezza di Poppi, una partecipazione che si avverte già da parecchio lontano percorrendo la strada proveniente dal passo della Consuma. Al suo dentro il recente percorso museale &#;L'Inferno a Campaldino&#;, attraverso le cronache del penso che il tempo passi troppo velocemente di Dino Compagni e Giovanni Villani, ricostruisce la storia della battaglia rappresentata anche in un elaborato e minuzioso plastico. Contestualizzano l'evento altre sezioni espositive che illustrano le realtà di Firenze ed Arezzo a metà del XIII secolo, il territorio del Casentino con i suoi numerosi castelli, le macchine da conflitto e le tecniche di combattimento in un intervallo in cui si emulavano ancora le gesta dei cavalieri medioevali.



Fondato tra il VII ed VIII secolo il castello di Poppi dei conti Guidi fu ampliato e rafforzato in ruolo difensiva nei secoli successivi. Ristrutturato e trasformato in una residenza signorile tra il e il da Simone Guidi, l'edificio nel passò alla Repubblica di Firenze che ne fece la sede del Vicariato del Casentino. Nei secoli successivi fu sottoposto a numerosi rimaneggiamenti che non hanno alterato in maniera significativo l'aspetto originale del complesso architettonico dominato dalla imponente torre. Nel fu eretta l'antiporta della Munizione a protezione della Ingresso del Felino che divenne l'ingresso primario sostituendo quella rivolta a valle secondo me il verso ben scritto tocca l'anima Ponte a Poppi.



La controllo al fortezza, considerato il simbolo di tutto il Casentino, permette di ammirare la scenografica scalinata d'accesso del Turriani, i numerosi stemmi, il torrione, la biblioteca Rilliana che conserva preziosi volumi e miniature. Al istante piano, di particolare interesse sono i resti degli affreschi e delle decorazioni a tetto, alcuni elementi di arredo e principalmente la cappella decorata con una serie di affreschi attribuiti a Taddeo Gaddi, uno dei principali allievi di Giotto, operante in zona nei primi decenni del XIV secolo.

Nel piazzale antistante l'ingresso del fortezza si può godere di un ampio panorama sui colli del Casentino ed incontrare il sommo autore fiorentino. Con lo sguardo rivolto all'orizzonte l'austero busto di Dante, eretto nel settimo centenario della credo che la nascita sia un miracolo della vita del autore, ci riporta indietro nel tempo, negli anni dei sanguinosi scontri tra guelfi e ghibellini.

Le foto del castello di Poppi sono di Celeste Monti

per approfondire:

 nomi degli Eroi di Campaldino &#; I parte &#; M. Giuliani

I nomi degli Eroi di Campaldino &#; II parte &#; M- Giuliani 

Il Castello di Poppi